venerdì 3 aprile 2015

L'Aquila


Tutte le aquile sono caratterizzate da particolare robustezza e prestanza fisica: becco potente ed uncinato, testa grande, ali ampie, corpi generalmente ricoperti di piume sino al piede che presenta artigli robusti e affilati. Le aquile dispiegano un volo potente, spesso veleggiato, e maestoso; piombano dall'alto rapidissime sulle prede per poi afferrarle a volo radente.


Come tutti i rapaci, le aquile, dopo aver immobilizzato la vittima, iniziano a divorarla ancora viva e, spesso, la inguiottono intera per poi rigettarne ossa, penne e piume che non riescono a digerire. Il cibo di questi rapaci è vario, ma sempre di origine animale. L'aquila reale preda lepri, fagianidi, corvidi, tartarughe, piccioni, conigli, pica, giovani cerbiatti.


L'Aquila codacuneata, preda anche grossi pitoni, koala, opossum, canguri, wallabv, uccelli del paradiso e piccoli marsupiali. L'aquila, grazie alle sue carterristiche di grosso rapace, dalla vista acutissima, dal volo maestoso, dalla capacità di volare ad altezze irraggiungibili e piombare con velocità impressionante sulle prede, ha destato in tutti i popoli antichi il mito dell'invincibilità, paragonato ora al sole, ora al messaggero degli dei o allo stesso Dio.


Se il leone è ritenuto il re degli animali terrestri, l'aquila è la regina dei volatili. Nell'antica arte sumerica si trovano reperti archeologici, che mostrano un animale con corpo d'aquila e testa di leone: emblema di svranità sulla terra e sull'aria. Simbolo celeste e solare, l'aquila indica pure acuteza mentale e d'ingegno, tanto che ancor oggi, parlando di una persona d'intelligenza mediocre, se non scarsa, si ricorre alla litote: "Quella persona non è certo un'aquila".


A "canonizzare" questa metafora ci pensa Dante Alighieri, allorché nella sua Divina Commedia parla di Omero, che ai tempi del sommo poeta era considerato una delle più grandi menti mai esistite: D'altra parte anche l'antico proverbio latino. "Aquila non capit muscas, (L'aquila non cattura mosche)".