sabato 7 aprile 2018

L'origine della politica


Il termine politica viene utilizzato in riferimento all'attività ed alle modalità di governo, o anche nel lessico politico alla cosiddetta attività di opposizione. Può riferirsi a stati, confederazioni ed organizzazioni intergovernative, oppure a entità locali e territoriali più circoscritte, come regioni e comuni in questi ultimi casi l'azione di governo è detta più propriamente amministrazione locale.


Secondo un'antica definizione scolastica è l'arte di governare le società. Lo stesso Platone nel Politico, identificò per primo tre forme di governo con le relative degenerazioni:

- Politeia: simile alla democrazia del linguaggio attuale (la sua corruzione: Democrazia - nel linguaggio corrente demagogia): il governo in cui a comandare è la massa.

- Aristocrazia (Oligarchia): Dal greco Aristoi (i migliori) si intende il governo dei più adatti a governare in contrapposizione alla sua corruzione Oligarchia (Da Oligoi pochi) ovvero il governo di alcuni, non necessariamente i migliori. Il termine aristocrazia è passato a indicare il ceto dei nobili anziché la forma di governo.

- Monarchia (Tirannide): da Monos (solo) indica il governo di un sol uomo. Il termine Tiranno indicava colui che si impossessava illegalmente del potere. Nell'antica Grecia non aveva il significato spregiativo attuale, ma indicava solamente l'illegalità del potere.


Nel 1.500 il termine politica viene rivisto anche da Machiavelli che con il suo trattato "Il Principe", la analizza e ne identifica una nuova formulazione, distinguendo da un'etica civile un'etica statuale, in quanto tale più alta e differente, un'etica del governo di un'entità territoriale e di una comunità umana, quale superiore attore distinto dalle esigenze di ogni singolo uomo o gruppo di uomini della comunità stessa.


Egli inventa così il termine "Ragion di stato", che però manterrà sempre ben separato dal termine politica, la cui accezione per Machiavelli rimarrà in totale positiva, (la frase "il fine giustifica i mezzi" è stata attribuita falsamente al Machiavelli). Machiavelli intendeva dare alla politica un'autonomia che il Clero dell'epoca non era disposto a concedere. Verrà censurato dai suoi contemporanei e criticato in tutta Europa per le sue dichiarazioni.


Stessa sorte toccherà un secolo dopo a Thomas Hobbes che pur avendo riconosciuto la migliore forma di governo nel Sovrano assoluto considerava la sua funzione derivante non dalla volontà divina (come stabilità la tradizione) ma da un patto originario tra uomini liberi. Al contrario di Hobbes, John Locke non solo non vedeva nell'attribuzione al sovrano di tutti i poteri la soluzione alla conflittualità della società ma anzi formulò l'idea che il sovrano doveva rispettare i diritti fondamentali come la proprietà privata.


Fondamentale è nella storia del pensiero politico l'opera di Montesquieu "L'éprit des lois" (Lo spirito delle leggi) dove viene formulata la distinzione dei poteri come principio base per evitare la tirannide. Anche Montesquieu esamina i vari tipi di governo, per concludere che la monarchia costituzionale resta la forma migliore, perché la classe nobiliare in generale è meno corruttibile, in quanto vincolata al principio dell'onore.


Nel XIX secolo Karl Marx formulò la critica scientifica al sistema capitalista borghese e la filosofia, in contrapposizione all'idealismo e allo spiritualismo, del materialismo storico, e poi dialettico: la storia dei sistemi sociali e istituzionali è determinata da una struttura  che deriva la sua "sostanza" dai rapporti economici in essere. L'economia rappresenta la base fondamentale ed essenziale della società, che viene ad essere modellata e incluezata dai rapporti economici (la struttura), la quale, proprio perché alla base dell'organizzazione sociale, concorre in maniera basilare a determinarne i vari assetti sociali, culturali ed ideologici del sistema capitalista borghese (sovrastruttura) o "forma". Marx sottolineò che tuttavia il rapporto non è da considerarsi in maniera semplicemente deterministica.


Nel XX secolo, l'arte della politica è diventata anche laboratorio pratico delle politiche. Si sono sviluppati, infatti, una moltitudine di sistemi diversi di gestire la cosa pubblica. Accanto alle monarchie di inizio secolo si svilupparono le prime democrazie borghesi, e contemporaneamente i primi esperimenti di applicazione pratica del socialismo, la maggior parte dei quali sfociati in sistemi oppressivi. Nella prima metà del secolo a queste forme si affiancarono i totalitarismi ed autoritarismi di destra, derivanti dalla crisi delle fragili democrazie.


«In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica» (Mahatma Gandhi, Politica).

sabato 3 marzo 2018

Politica di Castiglia-La Mancia


La Castiglia-La Mancia (in spagnolo Castilla-La Mancha) è una comunità autonoma della Spagna, in conformità del suo statuto di autonomia e della Costituzione spagnola. Il suo capoluogo è la città di Toledo, sede del governo regionale, il più alto organo di autogoverno della Comunità; la città di Albacete ospita la più alta corte, il Tribunale Superiore di Giustizia di Castilla-La Mancha.


La Castilla-La Mancha si è costituita in Regione autonoma il 16 agosto 1982 con la pubblicazione del suo Statuto di autonomia (legge 9/1982, del 10 agosto) sulla Gazzetta Ufficiale, modificato nel 1991, 1994 e 1997. Ancora nel 2007 sono state introdotte modifiche. La Castiglia-La Mancia era stata in precedenza raggruppata assieme alla provincia di Madrid nella Nuova Castiglia, ma con l'avvento del sistema della autonomie venne separata da questa a causa della grande disparità economica tra la capitale e le restanti province della Nuova Castiglia.


È un errore comune assimilare la Castiglia-La Mancia alla sua regione interna, La Mancia, composta soltando di parte delle province di Albacete, Ciudad Real, Cuanca e Toledo. La comunità ha una sua bandiera divisa in due parti, a sinistra un castello su sfondo cremisi, a destra un quadrato bianco. I presidenti di Castiglia-La Mancia sono stati:


José Bono Martínez (1983-2004)
José María Barreda Fontes (2004-2011)
María Dolores de Cospedal García (2011-2015)
Emiliano García-Page (2015-)

sabato 10 febbraio 2018

Catalogna


L'attuale territorio della Catalogna (in catalano Catalunya, in spagnolo Cataluña e in aranese Catalonha) è stato occupato fin dal Medio Paleolitico. I Greci e i Cartaginesi colonizzarono le coste della regione fino a quando, come il resto della penisola iberica, la Catalogna non divenne parte dell'Impero Romano, alla caduta del quale si insediarono i Visigoti.


Successivamente, dal 718, i Mori conquistarono la regione, che chiamarono, insieme alle altre parti della penisola iberica Al-Andalus. Tra il 760 e l'801, anno della conquista di Barcellona, l'Impero carolingio la strappò ai Mori. Durante il tardo medioevo, si cominciò a sviluppare, con una sempre più marcata indipendenza dall'impero carolingio, una cultura Catalana, sotto l'egemonia della contea di Barcelona, la principale tra le contee in cui era stata divisa.


Con il matrimonio tra Raimondo Berengario IV di Barcellona e Petronilla di Aragona la contea di Barcellona si unì al regno di Aragona, pero cui la Catalogna divenne la base navale della Corona d'Aragona. Entrambe le regioni mantennero comunque i loro rispettivi governi. L'espansione del regno di Aragona raggiunse il suo massimo tra il XIII e il XIV, quando divenne uno degli stati più potenti d'europa estendendo il suo dominio fino alle isole italiane.


Il matrionio tra Ferdinando II di Aragona e Isabella I di Castiglia nel 1469, pose le basi per l'unificazione della Corona di Spagna. Con la fine della riconquista, con l'annessione dell'emirato di Granada nel 1469, la Spagna unita cominciò la politica coloniale con la scoperta dell'America e il potere politico si spostò verso la Castiglia.


Tuttavia, fino all'avvento della dinastia dei Borboni, con la Guerra di Successione Spanola, la Catalogna rimase con una certa indipendenza e con delle sue leggi. Durante la stessa guerra la Catalogna appoggiò le pretese del membro del ramo Austriaco degli Asburgo. Con la Sconfitta delle truppe catalane, il nuovo re Filippo V, decretò la fine delle principali tradizioni e istituzioni politiche catalane, decretò la fine delle strutture territoriali medievali, tra cui la corona di Aragona e quindi il principato di Catalogna. Con l'imposizione dell'accademia reale di Spagna nel 1714 anche la lingua catalana perse di importanza.


Nel diciottesimo secolo, la fine del commercio monopolistico tra Castiglia e colonie americane, diede la possibilità ad una nuova crescita economica della regione. L'occupazione napoleonica, come in buona parte d'Europa, portò un periodo turbolento, sia dal punto di vista politico che da quello economico, con una notevole industrializzazione nella seconda metà del secolo.


Fino alla Seconda Repubblica spagnola la Catalogna recuperò e riperse vari gradi di autonomia dal potere centrale, tra cui il recupero dell'uso ufficiale della sua lingua. La guerra civile del 1936-1939, che portò alla fine della Repubblica e all'avvento di Francisco Franco, cancellò nuovamente l'autonomía della Catalogna, al punto che il catalano fu dichiarato illegale.


Quando Franco morì nel 1975, la Catalogna votò per la formazione della nuova democrazia spagnola, nella quale la costituzione, pur esplicitando l'unitarietà e l'indivisibilità della Spagna, riconosce notevoli autonomie alle varie regioni. Dichiaratasi nazionalità nel proprio statuto (e una nazione nel preambolo di questa legge), la Catalogna esprime rivendicazioni nazionalistiche, autonomistiche e anche indipendentistiche derivanti dalle proprie peculiarità linguistiche e culturali.


Negli ultimi anni, tuttavia, il sentimento indipendentista della Catalogna è cresciuto nuovamente al punto tale che nel novembre 2014 si è tenuto un referendum per la separazione dalla Spagna. Il 27 ottobre 2017, a seguito di un contestato referendum autonomistico, è stata dichiarata unilateralmente l'indipendenza dalla Spagna, causando la destituzione degli ognani della Generalitat da parte del governo centrale spagnolo.


lunedì 1 gennaio 2018

Mitologia Greca


La mitologia greca fu ed è la raccolta e quindi lo studio dei miti appartenenti alla cultura religiosa degli antichi greci e che riguardano, in particolare, i loro dèi ed eroi. I miti greci furono raccolti incicli che concernono le differenti aree del mondo ellenico. Unico elemento unificante è la composizione del pantheon greco, costituito da una gerarchia di figure divine che rappresentano anche le forze o aspetti della natura.


Gli studiosi contemporanei studiano e analizzano gli antichi miti nel tentativo di fare luce sulle istituzioni politiche e religiose dell'antica Grecia e, in generale, di tutta l'anticaciviltà greca. La mitologia greca si compone di una vasta raccolta di racconti che spiegano l'origine del mondo ed espongono dettagliatamente la vita e le avventure di un gran numero di dèi e dee, eroi ed eroine e altre creature mitologiche.


Questi racconti inizialmente furono composti e diffusi in una forma poetica e compositiva orale, mentre sono invece giunti fino a noi principalmente attraverso i testi scritti dalla tradizione letteraria greca. Le più antiche fonti letterarie conosciute, i due poemi epici Iliade e Odissea, concentrano la loro attenzione suggli eventi che ruotano attorno alla vicenda della guerra di Troia.


Altri due poemi quasi contemporanei alle opere omeriche, la Teogonia e Le opere e i giorni scritti da Esiodo, contengono invence racconti che riguardano la genesi del mondo, la cronologia dei svrani celesti, il succedersi delle età dell'uomo, l'inizio delle sofferenze umane e l'origine delle pratiche sacrificali. Diversi miti sono contenuti anche negli Inni omerici, nei frammenti dei poemi del Ciclo epico, nelle poesie dei lirici greci, nelle opere dei tragediografi del V secolo a. C., negli scritti degli studiosi e dei poeti dell'età ellenistica e negli scrittori come Plutarco e Pausania.


Gli argomenti narrati dalla mitologia greca furono anche rappresentati in molti manufatti: i disegni geometrici sulla superficie di vasi e piatti risalenti anche all'VIII secolo a.C. ritraggono scene ispirate al ciclo della guerra di Troia o alle avventure di Eracle. Anche in seguito, sugli oggentti d'arte saranno rappresentate scene tratte da Omero o da altri miti, così da fornire agli studiosi materiale supplementare a supporto dei testi letterari.


venerdì 8 dicembre 2017

La Mitologia dei Maya


Questa mitologia comprende tutte quelle credenze e racconti in cui compaiono forze della natura personificate, le divinità e gli eroi principali che interagiscono con queste. Altre parti della tradizione orale maya, come racconti di animali e storie a contenuto moraleggiante, non appartengono propriamente al campo della mitologia. La mitologia maya è parte della mitologia mesoamericana.


I miti più antichi risalgono al XVI secolo e si trovano nelle fonti storiche delle regioni monuose del Guatemala. Il più importante di questi documenti è il Popol Vuh o Libro del Concilio che contiene le storie relative alla creazione di Quichean e le avventure degli eroi gemelli Hunahpu e Xbalanque. Lo Yucatan è una regione parimenti importanti sotto questo aspetto. I Libri di Chilam Balam contengono passaggi mitologici molto antichi inoltre frammenti si ritrovano sparsi tra le prime cronache e relazioni redatte durante la colonizzazione spagnola.


Prima di tutte la Relación di Diego de Landa e nei dizionari compilati dai primi missionari. Nel XIX e XX secolo antropologi e studiosi del folkore locale hanno fermato su carta molti episodi. Sebbene siano il risultato di un processo storico in cui le tradizioni narrative spagnole si miscelavano con quelle native, alcuni di questi racconti maya forniscono tracce importanti delle originarie narrazioni dei tempi precoloniali. All'inizio del XXI secolo la trasmissione di storie tradizionali originali è entrata nella fase finale: in questo periodo gli stessi Maya hanno incominciato a salvare e pubblicare le preziose storie dei loro nonni ed antenati.



Il Popol Vuh descrive la creazione della Terra come frutto delle forze del cielo e del mare. Similmente il libro di Chilam Balam, posteriore al "Popol Vuh", riferisce del crollo del cielo e del diluvio, seguito dalla risalita del cielo e la crescita dell'Abero Cosmico (dei cinque mondi). Anche la popolazione dei Lacandòn conosceva la storia della creazione del mondo terrestre.


Il mito più conosciuto riguardante un eroe è la grande sconfitta delle divinità portatrici di malattie e morte da parte dei Gemelli Hunahpu e Xbalanque. Di uguale importanza è la storia parallela di un eroe del grano che sconfigge le divinità del tuono e del fulmine con le quali poi stabilisce un patto. Sebbene l'attuale diffusione del mito sia limitata alle zone costiere del Golfo del Messico, esso faceva probabilmente parte della tradizione orale maya originale.


mercoledì 1 novembre 2017

Divinità egizia


Le divinità egizie potevano rappresentare i fenomeni naturali, quelli sociali oppure i concetti astratti. Questi dei e dee appaiono virtualmente in ogni aspetto della civiltà egizia, e più di 1.500 di loro sono conosciuti per nome. Molti testi egiziani menzionano i nomi delle divinità senza indicare il loro carattere o un ruolo specifico, mentre altri testi si riferiscono a ben definite divinità senza nemmeno indicare il proprio nome, perchè una lista completa di essi assai difficoltosa da stilare.


Non risulta però che gli Egizi abbiano mai avvertito il bisogno di stabilire un inventario delle proprie divinità, a differenza di altri popoli dell'antichità, che realizzarono laboriose liste di concordanze fra i loro dei e quelli delle nazioni vicine. Nel pantheon egizio, difatti, le divinità apparivano, scomparivano, cambiavano nomi, attributi, caratteristiche e funzioni a seconda delle circostanze: si ha traccia altresì di alcuni repertori di divinità, ma si riferiscono a un contesto limitato e sono finalizzati ad applicazioni ben precise.


La tomba del faraone Ramses VI (1144-1136 a.C.), la KV9 della Valle dei Re, è un monumento dedicato a "tutti gli dei della Duat", cioè del mondo dei morti, per cui il re avrebbe composto un catalogo per "rinnovare" i loro nomi. A tale genere di lista corrispondono liste di dèi, l'ordine e la natura dei quali sono sempre variabili come le serie di divinità stilate nell'ambito di culti locali e i manuali di geografia religiosa come il "Libro del Fayyum", il papiro geografico di Brooklyn e il Papiro Jumilhac.


Nel Tempio funerario di Seti I ad Abido compaiono due liste sotto forma di litania, complessivamente di 113 divinità raggruppate per cappelle o santuari. Era comune che, in epoca tarda, le pareti nei naos contenenti le effigi delle divinità riportassero rappresentazioni che inventariavano le immagini divine della località (cataloghi simili sono stati scoperti a Tod a Dendera); similmente, la grande lista di divinità sulle pareti del santuario di Amon a Hibis, nell'oasi di Kharga, elenca le immagini di divinità onorate nei grandi centri di culto raggruppati in base al nomo di appartenenza, senza la pretesa di comporre un quadro esaustivo del pantheon egizio.




domenica 15 ottobre 2017

Mitologia cinese


Molte leggende cinesi risalgono all'era mitica dei Tre Augusti e dei Cinque Imperatori. La mitologia cinese è conosciuta grazie a testi risalenti alla dinastia Han. Risalenti a più di duemila anni fa, possono essere considerati in un certo senso recenti. Furono redatti da letterati che rivisitarono la mitologia antica, tenendo conto delle loro concezioni filosofiche. In certi casi hanno associato le più importanti divinità a sovrani cinesi. Hanno anche associato molti dèi alle cinque direzioni (i quattro punti cardinali e il centro), secondo una cosmologia elaborata nella bassa antichità.



Possiamo avere un'idea di cosa fosse la mitologia cinese originaria, comparandola con quella di altri popoli dell'Estremo Oriente. Estendendo il paragone a tutta l'Eurasia, ci si può rendere conto che gran parte della mitologia cinese è di origine indo-europea. Possiede infatti dei punti in comune con la mitologia germanica, greca e quella dei popoli slavi e scandinavi.


Questo è dovuto alla remotissima invasione della Cina da parte di un popolo indo-europeo, i Tokhariani, più di tremila anni fa. I cinesi dell'antichità li chiamavano i Quan-Rong, il termine Rong era applicato a tutti i barbari occidentali. Nell'Estremo Oriente e in Oceania, esisteva un dualismo cosmologico che metteva in opposizione due principi, da una parte la luce, il Sole e il fuoco, dall'altra il buio, la Luna e l'acqua. Il primo principio era generalmente rappresentato da un uccello. 


In Cina era un corvo. L'Uccello è un concetto emerso sotto la dinastia Shang, la prima attestata dall'archeologia. Il secondo principio era raffigurato da un serpente o un animale acquatico. La madre di Shun, uno dei sovrani mitici della Cina, era del clan del Serpente, il padre del clan dell'Uccello. Shun era dunque nato dall'unione dei due principi. Questo mito illustra il Totemismo dell'antica società cinese, secondo cui ogni clan aveva un animale ancestrale.