La battaglia di Shiroyama ebbe luogo il 24 settembre 1.877 a Kagoshima, Giappone. Fu l'ultima battaglia della ribellione di Satsuma. In seguito alla sconfitta nell'assedio al Castello di Kumamoto e in altre battaglie nel Kyüshü centrale, i resti sopravvissuti delle forze samurai fedeli a Takamori Saigo fuggirono di nuovo a Satsuma, occupando la collina di Shirovama che domina Kagoshima il 1º settembre 1.877.
Le truppe dell'Esercito imperiale sotto il comando del generale Aritomo Yamagata e i marines sotto il comando dell'ammiraglio Kawamura Sumiyoshi cominciarono ad arrivare subito dopo, ed i ribelli furono circondati. Dopo le perdite in combattimento e le defezioni, Saigo aveva soltando 300-400 samurai rimasti di una forza di oltre 20.000 uomini con i quali, soltando sei settimane prima, aveva assediato la guarnigione del governo nella città di Kumamoto.
Con 30.000 truppe, Yamagata superava grandemente di numero Saigo. Essendo stato così spesso in passato sconfitto in combattimento e con l'astuzia, tuttavia, Yamagata era determinado a non lasciare niente al caso. Le truppe imperiali trascorsero parecchi giorni costruendo un elaborato sistema di tricee, muri ed ostacoli per impedire un'altra fuga. Le cinque navi da guerra nel porto di Kagoshima aggiunsero la loro forza di fuoco all'artiglieria di Yamagata ed in cominciarono a ridurre sistematicamente le posizioni dei ribelli, sparando più di 7.000 proiettilli.
Saigo difese la sua posizione con un limitato appoggio dei moschetti e senza cannoni. Gli uomini di Saigo erano ridotti a fondere le statue buddhiste rubacchiate dai templi e a colare il metallo nelle pallottole. Yamagata mandò una lettera a Saigo, scongiurandolo di arrendersi, ma l'onore del bushidö non avrebbe permesso a Saigo di accettare. Il piano di battaglia di Yamagata era di assaltare la posizione di Saigo da tutti i lati contemporaneamente.
Alle unità era proibito di assistersi l'una con l'altra senza expressa autorizzazione. Se un'unità si ritirava inseguita da truppe nemiche, le unità vicine dovevano fare fuoco indistriminatamente in quell'area, uccidendo i loro uomini se necessario per impedire a Saigo di fuggire. In seguito ad un intenso bombardamento di artiglieria la notte del 24 settembre, le forze imperiali presero d'assalto la montagna alle prime ore del mattino.
I samurai, sotto un pesante fuoco, caricarono le linee dell'Esercito imperiale, che non erano addestrate per il combattimento con la spada a distanza ravvicinata. In soli pochi minuti la linea prima organizzata si sbandò. La superiore abilità nel maneggiare la spada dei samurai prevalse contro un esercito con pochissimo addestramento tradizionale. Per breve tempo le linee di Saigo resistettero, ma alla fine furono respinte dalla schiacciante superiorità numerica.
Per le 6 del mattino, solo 40 ribelli erano ancora vivi. Saigo era stato ferito all'arteria femorale e allo stomaco. Perdendo rapidamente sangue, chiese di trovargli un luogo adatto per morire. Uno dei suoi seguaci più leali, Beppu Shinsuke, lo trasportò più in basso lungo la collina sulle sue spalle. La leggenda vuole che Beppu agì da kaishakunin e aiutò Saigo a commettere seppuku prima che potesse essere catturato.
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